Rete culturale italiana: piccole luci spesso in ombra

Ogni giorno in Italia si fa cultura: si stampano libri e giornali, si pubblicano articoli, si organizzano convegni e conferenze. Purtroppo molti di questi eventi, che sarebbero vantaggiosamente da inserire in una rete culturale solida e duratura (prima di cadere nel dimenticatoio) non riescono a proporsi al grande pubblico per la mancanza di una pianificazione nella comunicazione, perché si svolgono in luoghi poco conosciuti, per l’affastellamento di iniziative contemporanee, o semplicemente per cause di forza maggiore.

La conferenza “Tracce della storia dei Santacroce negli stemmi del Palazzo Altieri” svoltasi il 19 marzo 2016 a Oriolo Romano (VT) presso il Museo Nazionale di Palazzo Altieri e promossa dal Polo Museale del Lazio è una di queste piccole luci accese sul patrimonio italiano, che RomaTrePerRoma ha il piacere di presentarvi.

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La locandina dell’evento

L’incontro è stato l’occasione per illustrare la ricerca genealogica di carattere storico-archivistico condotta dal 2014 e svolta attraverso una lunga consultazione del materiale edito e dei documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Roma di Sant’Ivo alla Sapienza e presso l’Archivio della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Lazio di Via di San Marco a Roma. Il lavoro di collaborazione tra Silvia Sarli (storica dell’arte) e Patrizia di Filippo (architetto) ha portato al ritrovamento di alberi genealogici inediti della famiglia Santacroce, fondatrice del borgo di Oriolo Romano, importanti per il tentativo di ricostruzione di una più precisa genealogia della famiglia romana.

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Da sinistra: Patrizia di Filippo (architetto), Maurizio Gorra (araldista), Silvia Sarli (storica dell’arte)

Come spesso succede questa ricerca è nata da una curiosità sorta dall’osservazione del nostro meraviglioso patrimonio, che ci permette di essere detentori di tesori inaspettati in ogni piccola frazione, borgo, chiesa o palazzo storico. A suscitare l’attenzione delle studiose sono stati gli affreschi con stemmi araldici Santacroce, presenti nel Palazzo Altieri di Oriolo Romano.
Il ciclo pittorico di circa trenta stemmi, come ha spiegato nella seconda parte della conferenza Maurizio Gorra (araldista), mirava a identificare i diversi membri della famiglia, caratterizzandoli anche come uomini d’arme o importanti prelati. Nel ciclo figurano inoltre stemmi femminili, che sottolineano il prestigio acquisito dai Santacroce attraverso un’attenta politica matrimoniale.
L’incrocio tra i dati storico-genealogici e la lettura araldica degli stemmi ha permesso ai relatori di proporre delle identificazioni per alcuni dei Santacroce conosciuti, ma ancora rimangono aperte molte questioni, a cui il procedere delle ricerche ancora in atto spera di rispondere.

Conoscere la storia di una famiglia, e delle sue committenze intese come segni tangibili del potere esercitato in un territorio, potrebbe aiutare futuri progetti di sviluppo turistico locale nei tanti piccoli centri che come stelle circondano i grandi e già famosi poli culturali del Lazio.
Oriolo Romano è un paese che già sta seguendo questa strada: infatti è stato recentemente iscritto nella lista dei Borghi Autentici d’Italia, una delle più caratteristiche reti culturali italiane.

Silvia Sarli

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Da sinistra: Silvia Sarli (storica dell’arte), Maurizio Gorra (araldista), Patrizia Miracola (direttrice del Museo Nazionale di Palazzo Altieri)
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Sala degli Avi, Palazzo Altieri, Oriolo Romano (VT)
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Da sinistra: Maurizio Gorra (araldista), Silvia Sarli (storica dell’arte), Patrizia Miracola (direttrice del Museo Nazionale di Palazzo Altieri)

 

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